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Il limite classico dell'equazione di Dirac
Per capire se questa equazione ha davvero un significato fisico vogliamo
verificare cosa diventa al limite non relativistico; in questo caso
per cui nella (2.9) in il termine
è trascurabile e l'equazione diventa:
(che è valida esattamente solo per ) adesso l'equazione si risolve
banalmente perché nella rappresentazione
(2.13) è diagonale e si ha:
e qui salta fuori la magagna, infatti le prime due van bene, ma le altre
due no poiché sono soluzioni ad energia negativa, e ci si ritrova con lo
stesso problema dell'equazione di Klein-Gordon.
In questo caso però l'interpretazione probabilistica, dato che è ancora
definita positiva, non viene meno; inoltre l'equazione lascia intravedere
alcuni sviluppi estremamente significativi; infatti se cancelliamo le
componenti relative alle soluzioni ad energia negativa vediamo che e
sono identici agli autostati di una particella di spin ,
suggerendo la possibilità di ottenere lo spin, introdotto ad hoc in meccanica
quantistica, direttamente dalla relatività, senza doverlo più postulare come
caratteristica intrinseca della particella.
Per verificare tale possibilità Dirac accantonò sul momento il problema delle
soluzioni ad energia negativa, per vedere cosa succede quando si aggiunge
l'interazione elettromagnetica; la prima cosa fu riscriversi nei
termini di quelle che sono chiamate rispettivamente grande e piccola
componente ( e ) come:
dove evidentemente e sono spinori
; poi
introduciamo l'interazione elettromagnetica con la sostituzione minimale
(vedremo i dettagli in §2.5.1) per cui la
(2.9) diventa:
|
(3.14) |
allora se prendiamo il momento coniugato:
si può riscrivere la (2.14) nei termini
delle componenti e come sistema di equazioni accoppiate:
usando la definizione e la rappresentazione
(2.13) che abbiamo trovato per le nostre
matrici otteniamo che:
Nel caso non relativistico il termine principale è quello in , e queste
si semplificano introducendo la variazione temporale principale negli spinori e
prendendo i nuovi:
che sostituiti nella precedente danno:
adesso nella seconda si può introdurre l'approssimazione non relativistica per
piccoli valori dell'energia cinetica e del potenziale3.1, trascurando tutti i termini
in , che è la piccola componente, tranne quello in , si ottiene:
per cui la prima delle (2.15) ci da
l'equazione finale per :
e da questa, sfruttando l'identità:
si ottiene che:
ma dalla definizione:
dunque alla fine l'equazione diventa:
che è esattamente l'equazione di Pauli, con lo spin dell'elettrone. Si noti
anche che l'interazione dello spin col campo magnetico ha la forma:
dove si è definito il momento magnetico
come:
dove s definito dalla relazione che esprime l'operatore di spin
(è cioè lo spin in unità
) mentre:
|
(3.16) |
è il magnetone di Bohr.
Nella meccanica classica l'interazione di una carica in moto circolare col
campo magnetico è descritta da una energia di interazione del tipo:
|
(3.17) |
con L momento angolare orbitale; questa in meccanica quantistica
classica resta uguale solo che si usa l'operatore di momento angolare orbitale
; l'interazione perciò è ancora nella forma della
(2.17) con
.
Nel nostro caso troviamo che l'elettrone ha una ulteriore interazione di tipo
momento angolare, dovuta alla presenza del termine dello spin, ma il momento
magnetico è il doppio del valore che si ottiene nella meccanica quantistica
classica; dall'equazione di Dirac dunque si ottiene non solo lo spin
dell'elettrone, ma anche il corretto valore del rapporto giromagnetico
definito dalla relazione:
che risulta appunto essere , come risulta sperimentalmente, ma che nella
teoria di Pauli era stato introdotto ad hoc, insieme allo spin, per poter
spiegare i risultati sperimentali.
Il fatto che l'equazione di Dirac riuscisse ad ottenere tutti questi risultati
con la semplice richiesta di invarianza relativistica fece si che i problemi
che avevano portato all'abbandono dell'equazione di Klein-Gordon venissero in
un primo tempo accantonati prima che Dirac, spinto dal successo
ottenuto, risolvesse la questione introducendo l'esistenza dell'antimateria.
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Simone Piccardi
2003-02-20