Gimp e la complicazione del pannello strumenti

Ancora una volta mi trovo a disagio per una “innovazione” dell’interfaccia in seguito al passaggio di versione di un programma, che comporta un cambiamento delle stessa ad un nuovo default fatto per ragioni che mi sfuggono totalmente.

Il programma è gimp, e con il passaggio alla versione 2.10 mi sono trovato compresse in tre righe le icone degli strumenti nel relativo pannello, riordinate in maniera del tutto diversa rispetto alle precedenti, col risultato di dovermi trovare a cercare dove fosse finito lo strumento delle rotazioni.

Pare infatti che, per rendere ancora più ampio lo spazio verticale inutilizzato nel pannello strumenti, gli stessi sono stati raggruppati per tipo sotto icone singole. Solo che nel pannello compare solo quella relaivo all’ultimo strumento del gruppo che si è selezionata. Per cui la rotazione era sparita, e mi ci è voluto un po’ per capire che bisognava tener premuto l’icona presente (nel default quella della trasformazione unificata), per fare apparire un menù contestuale dal quale poi scegliere quella della rotazione.

Per cui se poi vuoi scalare o riflettere ti tocca rifare il giochino e quello che prima prendeva un click sull’icona giusta, ora comporta un premi e tieni premuto più scegli dal menu a tendina. Certo, si ha un sacco di spazio verticale vuoto in più, ma io continuo a preferire dover fare un click singolo per selezionare uno strumento da una tabella più ampia che me li presenta tutti (dato che questa comunque ci sta più che comodamente).

Per fortuna si può riportare il funzionamento alle icone non raggruppate dalle preferenze, cosa che ho fatto subito, ma resto come sempre abbastanza seccato dalla mania degli sviluppatori di volerti imporre le loro scelte. Non è che ci vuole poi tanto ad accorgersi che è la prima volta che si esegue una nuova versione e chiedere all’incauto utente se preferisce mantenere le cose come le ha sempre usate da anni, o usare la nuova ipersofisticata (in questo caso inutilmente) interfaccia.

Questo ovviamente fintanto che non si considera l’utente un totale idiota incapace anche di scegliere come si trova meglio. Continuare a trovarmi in situazioni in cui scopro di essere considerato così è oggettivamente seccante, e pure offensivo.

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Pubblicata la seconda edizione di Integrazione sistemistica con LDAP

E’ stata da poco pubblicata da Truelite la seconda edizione del mio testo su LDAP, “Integrazione sistemistica con LDAP”. Trovate tutti i dettagli a partire da:

https://www.truelite.it/Integrazione-Sistemistica-con-LDAP/

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Pubblicata la quinta edizione di Amministrare GNU/Linux

E’ stata da poco pubblicata da Truelite la quinta edizione del mio testo sull’amministrazione di sistema, “Amministrare GNU/Linux”. Trovate tutti i dettagli a partire da:

https://www.truelite.it/news/amministrare-gnu-linux-pubblicata-la-%20quinta-edizione/

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Pubblicato un articolo ed un PDF su Let’s Encrypt

Da alcuni mesi è diventata operativa e disponibile la Certification Authority indipendente Let’s Encrypt, che consente finalmente poter ottenere a costo zero certificati SSL validi per un numero di siti arbitrari, rendendo facile ed accessibile a tutti il passaggio ad SSL.

Con Truelite ho appena pubblicato una guida su come farne uso (il PDF è a questo indirizzo), con dettagli sull’installazione e la configurazione dei vari servizi, che a breve verrà messa in pratica anche su questo sito.

Il testo originale dell’articolo, che verrà mantenuto aggiornato, si trova su questa pagina:

https://labs.truelite.it/projects/truedoc/wiki/UsareLetsEncrypt

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La libertà di sbagliare giusto…

Ancora una perla di arroganza da parte di sviluppatori fissati con l’idea che il concetto di user-friendly si deve tradurre nel concetto che tu, per principio, sei un completo idiota, incapace di fare una configurazione da solo, e che devono essere loro a sistemare tutto per te.

Stavolta il problema l’ho avuto con il nuovo “wizard” per la creazione di nuovi account di posta elettronica di cui hanno dotato Thunderbird, il quale, seguendo lo stile in voga, cerca di fare tutto lui. Sono sicuro che nella maggioranza dei casi questo va benissimo, ma capita talvolta di dover usare delle configurazioni che risultano essere al di là delle capacità divinatorie del suddetto “wizard” per cui occorre avere una alternativa.

Qualcuno per fortuna si deve essere ricordato che una delle caratteristiche costitutive di qualunque sistema di configurazione automatica è quella di trovarsi di fronte a casi in cui la sudetta fallisce miseramente, per cui il suddeddo “wizard” è stato saggiamente dotato di un pulsante “configurazione manuale” che dovrebbe in teoria consentirvi di mettere quel che vi pare.

Ed in effetti vi fa mettere quello che vi pare, se non fosse che pare ovviamente inconcepibile allo sviluppatore medio avere un utente che non è un idiota e che sa esattamente quali sono le impostazioni che funzioneranno, anche quando il suo beneamato “wizard” (nel caso un po’ più idiota dell’utente) non riesce a riconoscerle.

Il risultato di detta assunzione è che qualunque impostazione facciate l’ormai stracitato wizard si arroga comunque il diritto di “riesaminare”  il tutto prima di consentirvi di dichiarare di aver “fatto“. In grassetto in nomi dei relativi pulsanti, il secondo dei quali resta grigio ed inutilizzabile fintanto che non avete passato il “riesame”.

Ovviamente dato che il riesame viene fatto dallo stesso programma che ha già fallito, risulta abbastanza comune che questo continui a fallire miseramente, vanificando così del tutto l’idea della “configurazione manuale” che avevate avuto l’ardire di scegliere. Sarò strano ad avere certe idee ma mi pare naturale che se voglio fare una configurazione manuale non voglio usare il wizard, per quanto inconcepibile questo possa apparire allo sviluppatore medio di interfacce grafiche…

Ma pensare che un utente possa sapere come funzionano le cose è ovviamente impossibile per cui la cosa va verificata, ed alla fine si resta nell’impossibilità di proseguire nella configurazione manuale a meno di non trovarne una, anche completamente sballata, che però passi il famoso “riesame”. Solo allora si potrà finalmente avere un account in cui mettere a mano i dati giusti con l’interfaccia di gestione ordinaria.

Sulla idiozia di questa misura di prevenzione contro gli idioti potrei spendere parole assai pesanti (visto il tempo che mi ha fatto perdere). Ho trovato pure suggerimenti del tipo farsi un account esterno che venga riconosciuto ad uso del wizard…

Per evitare che altri debbano ritrovarsi nella stessa condizione (e che gli accidenti inviati ai geniali sviluppatori, a forza di accumularsi, finiscano per avere davvero effetto) riporto quella che è risultata la misura più semplice per aggirare il problema: mettere preventivamente offline Thunderbird.

In questo caso il nostro “mago” si vede privato della sua magia e costretto a dare forfait, così una volta messo un indirizzo di posta nella prima schermata si può selezionare il pulsante “configurazione avanzata” che crea la voce nell’interfaccia di gestione degli account come veniva fatto una volta, senza essere forzati al passaggio, con tanto di esame finale, dal “wizard” ignorante.

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Aggiornare Drupal, preparatevi un calmante…

Drupal sarà un ottimo CMS con grandissime capacità, testimoniate dalla sua adozione anche da enti prestigiosi come la Casa Bianca, purtroppo però non mi pare che gli sviluppatori abbiano dedicato altrettanta cura alla modalità con cui eseguire un’operazione forse scarsamente interessante sul piano delle funzionalità ma ad occhio abbastanza fondamentale per il suo utilizzo come quella dell’aggiornamento.

Quelle che seguono sono le note per eseguire l’aggiornamento (si fa riferimento alla versione 6, non ho idea se con la 7 le cose sono cambiate) accompagnate da alcuni suggerimenti per mitigare lo stress relativo ad una operazione che rischia di avere impatti seri sull’aumento del momento di inerzia delle proprie appendici inferiori.

  1. Collegarsi al sito come admin (utente 1).
  2. Collegarsi in SSH al proprio server e piazzarsi in una directory temporanea dove scaricare le cose e copiare i dati.
  3. Eseguire un dump del DB con:
    mysqldump -u root databasenme > databasename-dump.sql
  4. Per maggiore prudenza copiare tutti i dati del sito, con qualcosa del tipo:
    cp -a /var/www/sitodrupal sitodrupal_old
  5. Dall’interfaccia web cui ci è collegati come utente amministrativo mettere il sito in manutenzione e cambiare tema a bluemarine (o altro tema standard).
  6. Fare una serie di screenshot della pagina dei moduli (http://www.sitodrupal.it/admin/build/modules) per salvarsi quelli sono attivi. Come misura antistress si inizi al contempo a stramaledire il genio che progettato questa interfaccia di gestione che non ha altro modo di salvarsi lo stato corrente dei moduli attivi che non sia quello di segnarsi a mano cosa è attivato (l’ultima volta mi ci sono voluti 9 screenshot).
  7. Iniziare a disabilitare i moduli aggiuntivi per cui è possibile farlo subito, dato che alcuni non possono essere disabilitati perché altri (che comunque dovranno essere disabilitati) dipendono da loro.  Il genio di cui sopra non ha pensato ad un “disabilita tutto” o “disabilita anche le dipendenze”, per cui non bisogna dimenticarsi di manifestargli il proprio apprezzamento con un’ulteriore serie di accidenti.
  8. Salvare le impostazioni e ripetere il passo precedente ridisabilitando ad ogni giro quelli che diventano disponibili per la disabilitazione (mi ci sono volute 4 iterazioni l’ultima volta). Ricordarsi di ripetere per buon conto accidenti e maledizioni ad ogni giro, preferibilmente in progressione esponenziale.
  9. Scaricare sul server la nuova versione di Drupal che si intende installare, con qualcosa del tipo:
    wget http://ftp.drupal.org/files/projects/drupal-XX.tar.gz
  10. Adesso in teoria si dovrebbe scompattare la nuova versione in una directory, e ricopiare dalla directory originale del sito i contenuti mancanti (le directory sites, files, ed i vari file più la selva dei moduli che sono stati installati in più), se però vi sentite avventurosi, o molto più probabilmente se i passi precedenti vi hanno già fatto salire il livello di bile oltre la stratosfera e vorreste evitare di perdere ulteriore tempo per una operazione che a questo punto si sarà già protratta eccessivamente, potete sempre scompattare direttamente la nuova versione di Drupal sopra la vecchia con:
    tar -xzf drupal-XX.tar.gz --strip-components=1 -C /var/www/sitodrupal/

    mandando a quel paese oltre al genio precedente anche quanto sta scritto in UPGRADE.txt.

  11. A questo punto si dovrà eseguire l’aggiornamento via interfaccia web andando sulla URL http://www.sito.it/update.php. Se non funziona, visto l’ambaradan cui siete stati costretti (ed il notevole tempo perso inutilmente), si consiglia di munirsi di motosega e cercare qualche sviluppatore di Drupal su cui sfogarsi… Per quanto mi riguarda finora è sempre andata bene (agli sviluppatori di Drupal).
  12. Finito l’aggiornamento si dovrà iniziare a riabilitare i moduli che erano attivi (da ritrovare grazie agli screenshot che si erano fatti al passo 6), ripetendo ad ogni buon conto l’aggiornamento anche dopo la riabilitazione, e ovviamente anche l’invio delle opportune maledizioni a chi vi ha costretto a questa assurda procedura.
  13. Come ultimo passo si potrà reimpostare il tema originale e rimettere il sito on-line.

C’è ancora qualcuno che si stupisce che WordPress ha più successo?

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Povera informatica…

… se chi la insegna viene selezionato in base alle domande del concorsone del ministero. Ma soprattutto c’è da vergognarsi che al ministero facciano un concorso con delle domande simili, come giustamente fa notare Renzo Davoli qui:

http://www.bononia.it/~renzo/vergogna.html

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Ancora su Gnome3

Ritorno sull’argomento dopo un po’ di tempo, visto che ci sono stati alcuni miglioramenti. In particolare con l’avvento di Gnome 3.2 alcune delle peggiori stupidaggini inserite nell’interfaccia standard, che prima potevi solo subire, si possono correggere grazie all’uso delle estensioni.

Tralascio le considerazioni sul distorto concetto di semplicità d’uso che deve avere chi ti costringe ad andare a cercare su un sito pieno di “estensioni” una applicazione aggiuntiva solo per cambiare la posizione dell’orologio sul pannello. E quelle sul fatto che per tenerle aggiornate devi usare la pratica procedura di disinstallarle e reinstallarle da capo…

O la semplicità nel trovare fra le decine di estensioni (che diventeranno probabilmente centinaia) che non hanno nessun tipo di categorizzazione (l’ordine alfabetico o di popolarità non è che siano molto utile quando cerchi qualcosa di specifico) quella che di serve, per poi magari doversi trovare anche a scegliere quale sia quella “giusta” fra le due o tre attuali che ripristinano un funzionamento sensato di Alt-Tab.

Detto questo una volta ripristinato il funzionamento di Alt-Tab, e reinserite sul pannello le icone delle applicazioni che servono di più, gli effetti peggiori di Gnome 3 si possono considerare curati. Restano comunque una serie di “noisità” minori, per le quali probabilmente non sono stato capace di trovare l’estensione giusta…

La prima è la antipaticissima tendenza a volerti massimizzare la finestra tutte le volte che ti capita di incocciare sul pannello mentre la sposti. Io uso uno schermo grande perché ci posso vedere in contemporanea diversi terminali, mi girano francamente le scatole quando tutte le volte che ne sposto uno verso l’alto finisco per trovarmelo massimizzato.

La seconda è la geniale idea per cui i workspace adesso si visualizzano in verticale per cui ci si sposta su di essi con Ctrl-Alt freccia su e giù. Peccato che da anni uno si sia abituato da anni ad usare le frecce laterali, e gli tocchi cambiare solo perché qualcuno ha deciso che era più carino mettere i workspace in verticale e pertanto anche le frecce dovevano avere lo stesso senso.

Fortunatamente per tutto ciò esiste una cura: con Gnome 3.2 l’interfaccia “legacy” sembra funzionare abbastanza decentamente riprendendo il comportamento di Gnome2, a differenza di quanto accadeva con il 3.0 in cui era assolutamente inusabile. Per cui alla fine ci si può dimenticare delle estensioni e delle idiosincrasie della gnome-shell, ed ottenere, al costo di perdersi gli effetti grafici (e tenersi l’orologio nel mezzo), un desktop utilizzabile.

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Ma le URL …

Mi ritrovo ancora una volta a lottare con le conseguenze del preconcetto “idiotistico” che pare permeare gli sviluppatori di programmi ad interfaccia grafica. Il preconcetto cioè per cui l’utente è un idiota, e quindi nei programmi bisogna evitare di mostrare qualunque cosa che abbia un minimo di apparenza tecnica perché l’idiota in questione si spaventerebbe.

Il problema, in questo caso di Firefox, ma si ritrova pari pari anche su Chrome (da cui tra l’altro credo origini la cosa) è stata la decisione di far sparire un pezzo di URL (quella che indica il protocollo) nella barra che indica il sito.

Lo scopo pare essere quello di non confondere l’utente con la presenza del criptico “http://” … Peccato che così facendo quello che prima si faceva in un istante, inserire una “s” per andare su SSL, adesso tocca farlo con una sequenza di C-a, C-c, C-v per far riapparire nella barra stessa la versione completa della URL completa su cui si può cambiare protocollo.

Certo non è cosa che un utente “normale” faccia molto spesso, ma per quanto ho visto io l’utente “normale” target della misura (ad esempio mia madre), quello che sarebbe confuso dall'”http://” , già trova difficoltà a capire dove si deve cliccare per passare da un sito ad un altro, ed ha difficoltà anche a capire che si può usare la ruzzolina del mouse per vedere il resto della pagina.

Chi è sufficientemente addentro all’uso del programma da usare la barra per metterci un indirizzo non mi è mai parso in difficoltà nello scriverci direttamente il nome di un sito (cosa che a mia madre è risultata alla fine più facile da capire dell’uso della rotella del mouse), ed ottenere il risultato ottenuto, visto che la cosa che funziona comunque anche senza la parte iniziale di della URL.

Risultato finale: chi invece sulla URL ci sa operare, e la usa per verificare cosa succede con i diversi protocolli, deve perdere una quantità di tempo inutile in più. Per cui per un presunto beneficio ai supposti idioti si finisce per rompere le scatole a chi “idiota” non è e vorrebbe continuare ad usare il browser come ha sempre fatto da quasi 20 anni (ho iniziato con Mosaic, se qualcuno ancora se lo ricorda…).

Fortunatamente su Firefox la cosa si può risolvere con un cambio di configurazione, basta usare il classico about:config, promettere di stare attenti, e modificare a “false” la voce

browser.urlbar.trimURLs

Per Chrome non ho trovato come si fa (e mi viene il sospetto che non si possa proprio). Il che alla fine mi spinge a pensare che gli idioti, quelli veri, stiano da un’altra parte.

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Solidarietà nella protesta contro una legge ingiusta

Oggi questo blog si vuole unire alla grande mobilitazione contro una proposta di legge americana estremamente pericolosa.

Per maggiori informazioni al riguardo alcuni riferimenti:

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