Vediamo ora come formulare l'elettromagnetismo col formalismo relativistico; abbiamo detto che il secondo postulato (cioè la costanza della velocità della luce) è equivalente a dire che le equazioni di Maxwell devono essere valide in tutti i sistemi inerziali: questo è il primo dato da cui partire per esprimerle col formalismo dello spazio di Minkowsky.
L'altro dato è la conservazione della carica, legge anch'essa valida in tutti i sistemi di riferimento; ma la fisica ci dice di più, gli esperimenti mostrano infatti che la carica è quantizzata in multipli interi della carica elementare del protone, e che non si osserva nessuna variazione della medesima con la velocità; questo significa non solo che la carica si conserva (così come l'energia), ma anche che essa è invariante, resta cioè uguale in tutti i sistemi inerziali.
Se partiamo da quest'ultima considerazione otteniamo allora che la densità di carica che compare nelle equazioni di Maxwell non può essere invariante, essa infatti è definita dalla relazione e l'elemento di volume non è invariante; lo è invece2.2 , che possiamo scrivere come:
Allora usando questa relazione dalla definizione della densità di carica data sopra otteniamo che, essendo invariante, è invariante anche , e per vedere quanto vale basta andare nel sistema solidale: lì e , quindi in generale si otterrà che:
Visto che abbiamo espresso le sorgenti tramite è naturale cercare di formulare le equazioni di Maxwell in forma covariante, per questo ci occorrono le derivate che abbiamo visto al §1.1.2. Allora potremo vedere come alcune delle relazioni dell'elettromagnetismo espresse al paragrafo precedente trovino una immediata ed elegante espressione in forma relativistica.
Partiamo dall'equazione di continuità: sappiamo che è un vettore controvariante, per cui possiamo scriverci immediatamente:
Adesso passiamo alle equazioni per i potenziali, se definiamo il quadripotenziale si vede subito che si possono compendiare tutte le (1.69) per i potenziali con l'espressione:
Più complesso invece è esprimere le equazioni dei campi; infatti per i potenziali si hanno quattro funzioni incognite che è naturale associare immediatamente alle componenti di un quadrivettore; ma le componenti dei campi sono sei, ed in un quadrivettore non ci stanno.
A noi però farebbe estremamente comodo poter associare queste componenti ad una qualche quantità dello spazio di Minkowsky perché in tal modo ne otterremmo immediatamente le proprietà di trasformazione; si può notare allora che un tensore del secondo ordine antisimmetrico, in uno spazio a quattro dimensioni, ha effettivamente sei componenti indipendenti; il tentativo dunque sarà quello di esprimere i campi, partendo dai potenziali, attraverso un tensore di questo tipo.
Noi conosciamo le espressioni (1.66) che danno i campi noti i potenziali; il modo più semplice di costruire un tensore antisimmetrico a partire da essi è definire:
Adesso si tratta di vedere cosa sono le sue componenti; evidentemente e per cui basterà considerare solo le componenti con . Cominciamo allora con:
Adesso vogliamo esprimere le equazioni di Maxwell; avendo un tensore del secondo ordine la cosa più semplice da fare per derivarlo è contrarre con ; allora possiamo provare a considerare cosa viene dall'equazione:
Restano da scrivere le due equazioni omogenee per i campi, che sono altre quattro componenti; viene allora naturale provare ed esprimerle tramite il rotore (che abbiamo definito al §1.1.2) come:
Un altro modo per riscrivere queste equazioni è quello di introdurre, tramite il tensore di Ricci, il tensore di campo duale: