Ancora su Gnome3

Ritorno sull’argomento dopo un po’ di tempo, visto che ci sono stati alcuni miglioramenti. In particolare con l’avvento di Gnome 3.2 alcune delle peggiori stupidaggini inserite nell’interfaccia standard, che prima potevi solo subire, si possono correggere grazie all’uso delle estensioni.

Tralascio le considerazioni sul distorto concetto di semplicità d’uso che deve avere chi ti costringe ad andare a cercare su un sito pieno di “estensioni” una applicazione aggiuntiva solo per cambiare la posizione dell’orologio sul pannello. E quelle sul fatto che per tenerle aggiornate devi usare la pratica procedura di disinstallarle e reinstallarle da capo…

O la semplicità nel trovare fra le decine di estensioni (che diventeranno probabilmente centinaia) che non hanno nessun tipo di categorizzazione (l’ordine alfabetico o di popolarità non è che siano molto utile quando cerchi qualcosa di specifico) quella che di serve, per poi magari doversi trovare anche a scegliere quale sia quella “giusta” fra le due o tre attuali che ripristinano un funzionamento sensato di Alt-Tab.

Detto questo una volta ripristinato il funzionamento di Alt-Tab, e reinserite sul pannello le icone delle applicazioni che servono di più, gli effetti peggiori di Gnome 3 si possono considerare curati. Restano comunque una serie di “noisità” minori, per le quali probabilmente non sono stato capace di trovare l’estensione giusta…

La prima è la antipaticissima tendenza a volerti massimizzare la finestra tutte le volte che ti capita di incocciare sul pannello mentre la sposti. Io uso uno schermo grande perché ci posso vedere in contemporanea diversi terminali, mi girano francamente le scatole quando tutte le volte che ne sposto uno verso l’alto finisco per trovarmelo massimizzato.

La seconda è la geniale idea per cui i workspace adesso si visualizzano in verticale per cui ci si sposta su di essi con Ctrl-Alt freccia su e giù. Peccato che da anni uno si sia abituato da anni ad usare le frecce laterali, e gli tocchi cambiare solo perché qualcuno ha deciso che era più carino mettere i workspace in verticale e pertanto anche le frecce dovevano avere lo stesso senso.

Fortunatamente per tutto ciò esiste una cura: con Gnome 3.2 l’interfaccia “legacy” sembra funzionare abbastanza decentamente riprendendo il comportamento di Gnome2, a differenza di quanto accadeva con il 3.0 in cui era assolutamente inusabile. Per cui alla fine ci si può dimenticare delle estensioni e delle idiosincrasie della gnome-shell, ed ottenere, al costo di perdersi gli effetti grafici (e tenersi l’orologio nel mezzo), un desktop utilizzabile.

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Ma le URL …

Mi ritrovo ancora una volta a lottare con le conseguenze del preconcetto “idiotistico” che pare permeare gli sviluppatori di programmi ad interfaccia grafica. Il preconcetto cioè per cui l’utente è un idiota, e quindi nei programmi bisogna evitare di mostrare qualunque cosa che abbia un minimo di apparenza tecnica perché l’idiota in questione si spaventerebbe.

Il problema, in questo caso di Firefox, ma si ritrova pari pari anche su Chrome (da cui tra l’altro credo origini la cosa) è stata la decisione di far sparire un pezzo di URL (quella che indica il protocollo) nella barra che indica il sito.

Lo scopo pare essere quello di non confondere l’utente con la presenza del criptico “http://” … Peccato che così facendo quello che prima si faceva in un istante, inserire una “s” per andare su SSL, adesso tocca farlo con una sequenza di C-a, C-c, C-v per far riapparire nella barra stessa la versione completa della URL completa su cui si può cambiare protocollo.

Certo non è cosa che un utente “normale” faccia molto spesso, ma per quanto ho visto io l’utente “normale” target della misura (ad esempio mia madre), quello che sarebbe confuso dall'”http://” , già trova difficoltà a capire dove si deve cliccare per passare da un sito ad un altro, ed ha difficoltà anche a capire che si può usare la ruzzolina del mouse per vedere il resto della pagina.

Chi è sufficientemente addentro all’uso del programma da usare la barra per metterci un indirizzo non mi è mai parso in difficoltà nello scriverci direttamente il nome di un sito (cosa che a mia madre è risultata alla fine più facile da capire dell’uso della rotella del mouse), ed ottenere il risultato ottenuto, visto che la cosa che funziona comunque anche senza la parte iniziale di della URL.

Risultato finale: chi invece sulla URL ci sa operare, e la usa per verificare cosa succede con i diversi protocolli, deve perdere una quantità di tempo inutile in più. Per cui per un presunto beneficio ai supposti idioti si finisce per rompere le scatole a chi “idiota” non è e vorrebbe continuare ad usare il browser come ha sempre fatto da quasi 20 anni (ho iniziato con Mosaic, se qualcuno ancora se lo ricorda…).

Fortunatamente su Firefox la cosa si può risolvere con un cambio di configurazione, basta usare il classico about:config, promettere di stare attenti, e modificare a “false” la voce

browser.urlbar.trimURLs

Per Chrome non ho trovato come si fa (e mi viene il sospetto che non si possa proprio). Il che alla fine mi spinge a pensare che gli idioti, quelli veri, stiano da un’altra parte.

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Solidarietà nella protesta contro una legge ingiusta

Oggi questo blog si vuole unire alla grande mobilitazione contro una proposta di legge americana estremamente pericolosa.

Per maggiori informazioni al riguardo alcuni riferimenti:

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Pubblicata nuova versione testo LDAP

Grazie alla collaborazione con LICI (Linux Certification Institute) è stato possibile pubblicare una prima versione “professionale” del testo su LDAP, che per l’occasione ha visto una revisione generale. Con l’occasione si è passati dall’A4 ad un formato da “libro” leggermente più piccolo (Crown Quarto), ma più adatto all’inserimento in una libreria.

Il testo resta ancora abbastanza ridotto rispetto all’ampiezza dell’argomento, ma può costituire una buona introduzione. Si può acquistare sul sito di LICI, a questo indirizzo:

http://www.lici.it/it/libri-e-manuali-lpi-linux/39-integrazione-sistemistica-con-ldap.html

ma al solito lo si può compilare dai sorgenti e su labs.truelite.it è disponibile una versione PDF gratuita.

 

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Qualche considerazione su KDE4

Stufo di perdere troppo tempo a causa delle ingegnose trovate degli sviluppatori di Gnome3, ho deciso, dopo parecchi anni, di tornare a KDE e provare KDE4.

Devo dire che la prima impressione, quella estetica, è stata tutt’altro che positiva. La grafica è veramente brutta, con icone con i colori più vari mescolati  in maniera poco uniforme ed assolutamente disarmonica, con finestre dai bordi eccessivi e decorazioni esagerate, colori dei menù con abbinamenti improbabili e con le deprecabili iconcine microscopiche che non aggiungono nulla a parte la confusione cromatica.

Insomma per farla breve rispetto alla grafica semplice e pulita cui ero abituato con Gnome il solo aggettivo che mi viene in mente è “pacchiano”, e pacchiano ed in maniera convinta ed insistita, cosa che non mi rende troppo ottimista per il futuro.

Così mi è toccato perdere un sacco di tempo a cercare una impostazione dei colori decente, un tema delle finestre senza bordi spessi e decorazioni pacchiane, e che mi facesse capire quale era quella selezionata senza dover mettere gli occhiali per vedere le lievi differenze di ombreggiatura.

Ho pure provato ad usare diversi temi di icone, e alla fine ho dovuto rinunciare ad usare quello di Gnome, che ha dei colori più sani, perché alla ne mancavano troppe e l’effetto sui menu era ancora più deleterio.

Detto tutto il male meritato riguardo alla grafica, devo riconoscere che sul resto invece non mi posso lamentare poi più di tanto. Anzi direi che le cose funzionano come uno si aspetta che funzionino, e che quando un default non piace lo si può cambiare.

E questo senza doversi scaricare ed installare una estensione, senza cercare valori da scrivere nelle chiavi di configurazione con l’apposito editor, ma usando invece, scelta ovviamente insensata e retrograda, un programma che si chiama “System Setting“.

E poi Alt-Tab fa quel che deve fare, ciclando fra le finestre, e si può anche scegliere se farlo all’interno di quelle presenti sul singolo desktop o su tutte (per chi fosse interessato da Window behavior -> Task Switcher).

E il pannello c’è (in basso anziché in alto, non che cambi molto e comunque si può spostare), e ci si possono trascinare dal menu le applicazioni che si vogliono da lanciare con un singolo clic. E ti lancia un’altra istanza, non ti riporta su quelle che hai già lanciato.

E alla lista della applicazioni si accede da un noiosissimo menu sliding che però è sul suddetto pannello e non necessita di una qualche azione speciale come spostarsi in un angolo del desktop per comparire, e che soprattutto può essere riportato ad essere un menu normale con i sottomenu a lato cliccandoci sopra col pulsante destro e selezionando Switch to Classic Menu Style.

E l’effetto exposé si ottiene sempre andando sull’angolo in alto a sinistra, ma restandoci una sensibile frazione di secondo, non tutte le volte che ci passi per sbaglio perché sposti il mouse troppo alla svelta da quelle parti e ti ritrovi a dover vedere dove è finita la finestra che cercavi.

E i bottoni sulla finestra ci sono tutti, anche troppi forse, ma comunque se non ti interessano li puoi controllare e togliere con il solito “System Setting” da Workspace Appearance -> Window Decoration (pulsante Configure Buttons).

E la lista delle applicazioni attive sta sul pannello, come accadeva con Gnome2, sul quale c’è pure l’orologio, che si configura cliccandoci col pulsante destro e che, come ogni altro oggetto che si mette sul pannello, si può spostare dal configuratore dello stesso (che si attiva cliccando sulla sua estrema destra).

Non vorrei, dopo questo elenco di cose che semplicemente funzionano, dare l’impressione di essere entusiasta di KDE4, perché non lo sono affatto, e ci sono un sacco di cose, oltre la grafica, che non mi piacciono per nulla.

Ad esempio la configurabilità è positiva, ma la pletora di opzioni presentate spesso è eccessiva. Certo preferisco così che non avere nulla, ma mettere in secondo piano (dietro una qualche attivazione di modalità avanzata) i dettagli più noiosi e meno comuni renderebbe senz’altro più fruibile il tutto. E il configuratore del pannello è veramente cerebrotico se ci vuoi agganciare una applet (che credo si chiami in altro modo).

Inoltre anche l’organizzazione delle opzioni di configurazione talvolta è come minimo “originale”, come il fatto che per eliminare quell’orribile, stupido ed intollerabile cursore saltellante che appare tutte le volte che lanci un’applicazione si deve andare su Application and System Notification -> Launch Feedback e mettere No busy cursor nella apposita casella. Non proprio facile da trovare, per levare di mezzo un effetto assolutamente inutile…

Però anche se è brutto, e ha dei default come minimo discutibili (come l’orrendo cursore saltellante o le icone dei menu), questi si possono correggere e alla fine KDE4 resta un Desktop utilizzabile proficuamente anche se non vi interessa nulla (e come me neanche prendete in considerazione) tutte le novità relative alle “activities” e relative innovazioni sulle modalità di gestione del Desktop, che non vi vengono imposte a forza come è avvenuto con Gnome3.

Detto questo riconosco che questo è vero adesso, che si è arrivati alla versione 4.5, e che quando uscì la versione 4.0 la situazione era ben diversa, e che molto allora ripetevano quella che resta la principale accusa fatta ora a Gnome3, cioè imporre agli utenti le novità volute dagli sviluppatori. Il tempo ha portato a correggere le cose che gli utenti non apprezzavano e probabilmente avverrà altrettanto per Gnome3.

Il fatto però non costituisce affatto una attenuante allo stato attuale delle cose, anzi casomai l’esatto opposto visto che i pessimi esiti di quella transizione erano ampiamente noti, e quindi tranquillamente evitabili. Il che fa arrabbiare ancora di più per gli inutili disagi imposti agli utenti da sviluppatori un po’ troppo supponenti nel forzare le proprie idee sugli altri.

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Gnome 3 e il senso della barra…

Una volta (ma ancora, se usate qualcos’altro) esisteva il concetto di avere un meccanismo per l’avvio rapido delle applicazioni più usate. Con Gnome (2) questo avveniva trascinando l’icona delle stesse sul pannello, ed in questo modo le applicazioni volute erano lì, a portata di click e sempre in prima vista.

Ma come già ampiamente sottolineato con Gnome 3 il pannello non è più a vostra disposizione, e quel che ci va viene deciso dagli sviluppatori che ovviamente sanno meglio di voi come dovete usare  il vostro desktop. Quindi niente icone e per il lancio veloce (si fa per dire) delle applicazioni viene fornita una apposita barra laterale.

Peccato però che detta barra compaia solo spostando il mouse in alto a sinistra (o premendo il tasto cmd o chi per lui a seconda della tastiera), e già qui abbiamo passato il numero di passi che ci voleva prima per fare la stessa cosa. Il criterio di usabilità per cui questo sarebbe migliore per i nuovi utenti, se c’è, comunque mi sfugge, e se non è per migliorare l’usabilità, allora perché?

L’ho fatto provare a mia madre ho ottenuto due effetti: prima “non trovo il menu, dove clicco adesso?” (e non c’è niente su cui cliccare) e poi lo spavento “oddio che ho fatto” quando ha spostato il mouse per sbaglio in altro a sinistra e si è trovata il desktop sconvolto per il preview delle finestre.

Ma anche se siete un pelino più esperti di mia madre, che consulta il foglietto con gli appunti anche solo per lanciare firefox, eseguire una applicazione diventa tutt’altro che rapido visto che vi tocca come minimo spostare il mouse qua e là o incrociare mouse e tastiera  prima di poter cliccare su un’icona.

Se poi avete la sventura di voler lanciare non un’applicazione, ma un’altra istanza di una che avete già lanciato, non avete finito. Per una qualche geniale trovata, che ha fatto incavolare anche qualcuno di molto più famoso di me, quando premete su una applicazione della barra che avete messo fra i preferiti, vi riporta sulla sue finestre aperte. Per cui per lanciare un’altra istanza di un terminale vi tocca usare il pulsante destro fara apparire il menu e scegliere “nuova finestra”…

Il risultato è così quello di far fare alla barra concorrenza all’effetto di preview e selezione delle finestre attive, e viene fracamente da chiedersi che senso abbia questa benedetta barra, visto che di metodi per tornare su una applicazione che ho già lanciato ce n’è un bel po’ e che quello che sarebbe naturale fargli fare non lo fa…

Ma a quanto pare il paradigma della “semplificazione” via moltiplicazione delle azioni da compiere per ottenere un risultato che prima era immediato, anche se non dichiarato, sembra essere diventato uno dei fari guida dello sviluppo del nuovo Gnome3.

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Gnome 3: menu or not menu?

Nel loro sforzo di liberare quello che una volta era il pannello da ogni occupazione abusiva, e lasciare in cima al vostro schermo una bella striscia di utili pixel vuoti, o comunque il meno abitati possibile, gli sviluppatori di Gnome han deciso che dalla versione 3 il tradizionale menu a tendina delle applicazioni doveva essere rimosso. Salvo poi accorgersi che qualche modo per lanciare una applicazione di cui uno non si ricorda il nome ci dovesse pur essere.

Per cui adesso, se volete fare l’operazione, invece che avere un menu a tendina facilmente accessibile, vi tocca spostare il pulsante del mouse in alto sinistra per far apparire la finestra delle attività, cliccare sul desktop sulla scritta applicazioni (e quindi rispostare il mouse), andando a destra dalla parte opposta dove compare la lista di quelli che erano gli argomenti del vecchio menu, ricliccare per selezionare la categoria e poi scegliere l’applicazione dalla visualizzazione delle icone presentate al centro dello schermo cliccando un’altra volta.

Quello che prima prevedeva un click ed una rapida discesa nel menu a tendina con spostamenti ridotti del mouse, si è tramutato in una serie di click e spostamenti a zig zag da una parte all’altra dello schermo. Mi chiedo quale geniale esperto di ergonomia gli abbia suggerito questo fantastico sistema…

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Gnome 3: se funziona, cambialo (in peggio)!

Uno dei pochi comandi da tastiera praticamente universali, che si trova(-va) sui desktop più vari (Gnome, KDE, ecc. e pure su Windows, da cui era ripreso) è l’uso della combinazione Alt-Tab per ciclare fra le finestre. Cosa che permette(-va), dato il default di riportarsi sulla precedente, di saltare dall’una all’altra in maniera estremamente veloce.

Ovviamente se una cosa funziona e le persone sono abituate ad usarla, perché non cambiarla, si saranno detti gli sviluppatori di Gnome 3, ed ecco che con la nuova versione si decide che Alt-Tab serve a ciclare fra le applicazioni, con tanto di preview come effetto grafico, ma non più fra le finestre.

Perché è inconcepibile che un utente debba usare più finestre per una applicazione, ovviamente. Solo che se hai tre terminali aperti su tre macchine diverse, guardi dei log e cerchi delle cose su un browser, magari ti fa comodo avere delle finestre diverse.

Però adesso, per passare da una finestra di terminale all’altra, ti tocca usare Alt-Tab per far comparire l’effetto di animazione (pure lento, se non hai una scheda grafica veloce) e poi quando hai selezionato l’applicazione terminale, usare Alt-Freccia giù per scendere nella sottoanimazione delle finestre del terminale e poi Alt-Frecce laterali per selezionare quale delle finestre del terminale stesso usare.

Ma ovviamente l’innovazione deve andare avanti, ed usare un solo tasto per gustarsi le meraviglie dei nuovi effetti grafici deve essere sembrato un po’ troppo semplice agli sviluppatori di Gnome. Però se avete da lavorare potete immaginarvi quanto sia diventato comodo dover premere tre volte tre combinazioni di tasti diverse per fare quello che prima si faceva con una sola.

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Gnome 3, alla ricerca del pulsante perduto…

Una delle tante novità e nuove “features” di Gnome 3 è quella di avere rimosso i pulsanti dalle finestre lasciando solo quello per la chiusura. Se, viste le alternative possibili, togliere il massimizzatore della finestra può anche avere senso, non riesco ancora a trovarne nessuno nella rimozione della minimizzazione.

La scusa pare essere quella che secondo gli sviluppatori di Gnome 3 andando verso un desktop con tutto massimizzato minimizzare non ha senso. E che dato che han tolto una barra dove vedere cosa è stato minimizzato non ha senso. E che i workspace e gli overview possono sostituire il tutto.

In sostanza vogliamo che tu usi il desktop come pare a noi e non come pare a te, quindi se sono anni che usi finestre multiple su uno schermo, e nel caso minimizzi quelle che non ti servono, devi cambiare il tuo modo di lavorare perché abbiamo deciso che come ci pare a noi è meglio.

Solo che per me non è meglio, non ho voglia di cambiare, ed gradisco poter minimizzare le finestre come mi pare. E mi secca dover cambiare modo di lavorare solo perché qualcuno ritiene che sia meglio come pare a lui. Per cui per riavere i pulsanti tocca andare di gconf-editor e cambiare dentro /desktop/gnome/shell/windows il valore di button_layout a :minimize,close.

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Gnome 3, peggio dell’UCAS

Per chi non lo sapesse l’UCAS è il benemerito e famosissimo Ufficio Complicazioni Affari Semplici. A cui un buon numero di sviluppatori di Gnome sembra essersi iscritto nonostante la pretesa di voler semplificare le cose per gli utenti.

Ma quando per fare una cosa passi da un click del mouse su un punto a dovere fare una scelta da un menu a tendina le cose non si semplificano neanche un po’.

Il problema mi viene dal selettore della disposizione della tastiera. Avendo a che fare con la programmazione trovo comodo usare sul terminale e con il codice la tastiera inglese. Per scrivere testi come questo dentro WordPress però è meglio avere quella italiana.

Con Gnome2 bastava cliccare sulla scritta sul pannello per ciclare dall’una all’altra mentre col pulsante destro facevi la configurazione della tastiera. Adesso occorre cliccare (e non importa con quale pulsante), e selezionare la lingua da un menu che contiene anche le voci riguardanti la configurazione della tastiera. Prima era un istante adesso ci perdi almeno un secondo.

Sembra che tutto quello che riguarda il pannello si sia adottata la filosofia Apple alla rovescia, non un pulsante per fare tutte le cose, ma tutti i pulsanti per fare la stessa cosa…

A rendere le cose ancora più “semplici” per l’utente viene il fatto che adesso la scelta della tastiera è globale, la cambi e cambia per tutte le applicazioni e le finestre. Prima molto più saggiamente si applicava solo alla applicazione in uso quando la premevi. Quindi potevi restare con i terminali in inglese e il browser in italiano.

Adesso no ed il secondo di cui prima si moltiplica per tutte le volte che devi passare da una applicazione all’altra. Così per questa magnifica “semplificazione” tocca perdere una quantità di tempo spropositata. Già da sola una scelta del genere costituirebbe una motivazione sufficiente per abbandonare Gnome3, ma temo ne troverò parecchie altre…

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